Il Web Marketing ai tempi del Corona-virus: cosa posso fare?
In Italia e nel mondo siamo nel pieno dell'emergenza sanitaria per il Corona-virus, detto anche Covid-19. La necessità primaria di salvaguardare la vita dei singoli e la salute della collettività ha costretto il Governo Italiano ad emanare numerosi Decreti-legge che hanno operato delle restrizioni importanti alle libertà dei cittadini.
Nessuno è in grado di fare previsioni sulla tempistica e sulle dinamiche che seguirà questo fenomeno sanitario e sociale.
Il compito del settore sanitario e della comunità scientifica è quello di indicare le soluzioni e le contromisure da prendere in queste delicate fasi.
Il compito della classe politica è emanare provvedimenti e norme nel rispetto e a supporto delle indicazioni della comunità scientifica.
Il compito dei cittadini è quello di rispettare le norme e contemporaneamente fare il possibile per sorreggere e mandare avanti la società nel miglior modo possibile.
Cosa posso fare?
Come sempre, rispettare le norme e fare ognuno il proprio lavoro. Semplificando, le misure dei Decreti mirano a ridurre i contatti tra le persone, gli affollamenti. Pertanto hanno imposto a molte attività commerciali di abbassare la saracinesca per eliminare migliaia di contatti inessenziali (le passeggiate e lo struscio dello shopping, e del "sabato sera"), e di fatto hanno imposto lo smart-working (il lavoro da casa) ovunque fosse possibile.
Il punto essenziale è che in nessun caso hanno vietato la vendita (di prodotti e servizi). Al contrario, è esplicitato che è consentita la vendita a distanza. Questo ovviamente fa pensare in prima battuta agli ecommerce... ma non è la sola soluzione.
E' possibile raccogliere ordini tramite telefono, email, chat Whatsapp, Messenger di Facebook... per semplificare, pensate al "modello pizzeria" del sabato sera. L'importante è raccogliere la commessa ed essere in grado di effettuare una consegna a domicilio.
Perché farlo?
La risposta è molto semplice. Per limitare i danni. Sia per la vostra attività commerciale, sia per il sistema intero. Perché per quanto non possa essere evidente tutte le attività produttive e commerciali sono un unico grande ingranaggio legato a doppio filo ai servizi essenziali ed al benessere e alla capacità di sostentamento delle singole persone.
Nel rispetto delle norme, del buon senso, del "metro di distanza", delle disposizioni igienico-sanitarie, continuare a fare il proprio lavoro vuol dire contribuire alla società in tutti i sensi.
Cosa dicono le norme? Non devo stare chiuso?
Certo, la norma è chiarissima, ed eccetto poche categorie merceologiche,
- le attività commerciali al dettaglio devono essere chiuse al pubblico
- sono consentite le attività di vendita a distanza
E' lampante che si volesse tenere aperta la possibilità di far lavorare gli ecommerce, ma anche la consegna del cibo pronto a domicilio. Per capire meglio cosa possiamo fare, troviamo nei chiarimenti presenti nel sito ufficiale del Governo la definizione più nel dettaglio dei confini:
Quindi è assolutamente esplicito che:
- è consentito raccogliere ordini in qualsiasi modalità senza limiti (telefonica, email, chat, whatsapp, messenger)
- è consentita la consegna a domicilio, sia avvalendosi di corrieri, sia eseguendola di persona (a patto di garantire il rispetto delle norme igienico-sanitarie)
- non ci sono limitazioni di settore mercelogico di nessun genere.
Per capirci ancora meglio, e per essere ancora più sicuri del concetto, ci è utile un chiarimento seguente, che esplicitando il divieto di vendita in negozio ribadisce la possibilità di vendita a distanza con qualsiasi mezzo:
Quindi è consentito vendere via internet, per televisione, per corrispondenza, radio, telefono, distributori automatici.
Insomma, come detto, non c'è alcuna limitazione al canale di vendita a distanza.
Ma ci sono reali opportunità?
Certamente le opportunità non mancano. Il settore per cui più di tutti è semplice pensare a delle opportunità in questa direzione è certamente la ristorazione, che può effettuare consegne a domicilio di cibo pronto.
Ma in realtà le opportunità non si fermano lì. A maggior ragione, allo stesso modo di come il rispetto delle norme di isolamento sociale è tanto più efficace quanto più è rispettato dalla massa, anche il commercio sarà tanto più in grado di riprendersi quanto più vasta sarà l'offerta e la capacità delle attività di rimettersi in gioco con strumenti alternativi.
Passato lo "stordimento" ed il totale immobilismo iniziale (ma anche esaurite le prime scorte casalinghe) le persone cercheranno da subito un po' di voglia di normalità, o manifesteranno subito esigenze anche sciocche:
- qualcuno vorrà inviare dei fiori
- qualcuno avrà bisogno di cancelleria (penne, matite, gomme, quaderni, rilegatori), considerato che tutti gli studenti continuano l'attività didattica, e quasi tutti i lavoratori "da ufficio" sono sì a casa, ma stanno comunque lavorando (in smart-working)
- qualcuno avrà bisogno di biancheria intima
- qualcuno avrà bisogno delle tutine 1-3 mesi per il neonato
- qualcuno vorrà prendere un benedetto gioco per suo figlio che sta soffrendo la pressione degli "arresti domiciliari"
- qualcuno avrà bisogno di un paio di ciabatte o di pantofole nuovo (perché ha rotto le vecchie)
- qualcuno vorrà comprare da una pasticceria una torta per un compleanno casalingo (più torte da 4 che torte da 8), altri vorranno i cornetti del mattino
Insomma, dopo qualche settimana ad aver "trattenuto il fiato" molti sono sicuramente sull'orlo di far esplodere le piccole esigenze rimandate.
Sulla reale opportunità, in qualche modo il governo è venuto in aiuto alle piccole attivitè, inserendo un chiarimento sui limiti dei prodotti in vendita ai supermercati. Il chiarimento è stato inserito giovedì 26 marzo:
Questo significato che per molte categorie merceologiche la partita è più aperta che mai, visto che la domanda del pubblico non può essere soddisfatta nemmeno con i reparti generici dei supermercati.
Qual è il mezzo migliore?
Certo, per chi ha un ecommerce attivo, quello è il canale numero 1, anche in virtù delle restrizioni di vendita attuate da Amazon (che ha positicipato di diverse settimane le consegne di tutte le categorie merceologiche considerate non essenziali dai decreti).
Ma per chi non ne avesse uno già attivo, mettere in piedi un ecommerce, caricarci il catalogo, trovare il canale migliore per promuoverlo e creare traffico... è lunga e difficile. Insomma, poco compatibile con la velocità di azione necessaria in questo momento.
In questo caso la soluzione ideale muoversi sui social network. Una campagna mirata su Facebook è ideale per tanti motivi:
- la creazione è immediata,
- è adatto ad una minuziosa rilevazione del target,
- mettiamo a conoscenza del nostro servizio attivo anche chi non ci stava ancora cercando (chi non sperava proprio ci fosse qualcosa di attivo).
Ancora meglio se combinata con una pagina chiara e semplice del sito web, in cui
- si indicano quali prodotti sono disponibili per il servizio
- si comunicano eventuali limitazioni di minimo di spesa o di copertura del territorio, o dei tempi/orari di consegna
- si forniscono i contatti ai quali richiedere i servizio (telefono, whatsapp, email, form contatti, etc).
Ma anche in assenza di sito web, anche una buona pagina Facebook ben impostata ci consentirà di raccogliere ordini con il Messenger integrato di Facebook.
In sintesi
Ognuno dovrà farsi bene i conti sul proprio settore merceologico, su quali siano i limiti di applicabilità e convenienza. Magari solo su alcune parti del proprio catalogo, o solo per un tetto minimo di spesa, o facendo solo 2 giri di consegne settimanali, e/o comunque entro un certo raggio dalla propria sede.
Ma l'opportunità per non rimanere fermi esiste, ed è chiarita nel modo più diretto possibile dal sito del Governo.
Doveroso linkare la fonte, ovvero la pagina ufficiale del Governo Italiano delle Domande Frequenti sui Decreti #IoRestoaCasa:
http://www.governo.it/it/faq-iorestoacasa
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